Il titolo ci rimanda a un viaggio, all’esplorazione di una terra lontana,
Ortned.
Niente di più vero, è un viaggio nell’Io di Valeria, nel suo profondo intimo. È l’esplorazione di noi stessi. Un viaggio che tutti dovremmo compiere.
Valeria affronta questo viaggio in modo molto coraggioso, mostrandoci tutta la sua fragilità e tutte le sue paure, la sua voglia di cambiare e di far capire chi lei sia veramente. In questo suo “viaggio” usa la fotografia come “mezzo di trasporto”, in modo molto libero. Si lascia andare ai suoi pensieri, abbatte tutti i muri che si è costruita nel tempo e libera solo ciò che sente dal profondo. Tutte le sue immagini rimandano ad una voglia repressa di “volare”, di sognare, e alla sua paura del giudizio degli altri. La paura di essere rifiutati è un esperienza comune a tutti. È parte del nostro patrimonio genetico e ha una spiegazione evoluzionistica. Gli esseri umani tendono a ricercare accettazione e apprezzamento per non essere rifiutati e allontanati. Per i nostri antenati, essere rifiutati avrebbe messo a rischio la loro vita. Far parte di un gruppo, di una comunità, era fondamentale per garantirsi la sopravvivenza e il nostro cervello si è evoluto percependo il rifiuto come una minaccia. Valeria inizia il suo viaggio proprio dal suo “branco di nascita” e scava nei suoi ricordi, nelle sue emozioni. È un esempio di come la fotografia sia sempre un “selfie”. Le immagini che creiamo riportano sempre qualcosa di molto nostro e intimo che bisognerebbe imparare a conoscere e vedere per farci comprendere dagli altri e relazionarci con loro senza l’uso di maschere.
Antonio Manta
Libro:
Viaggio a sud di Ortned
Anno 2020